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venerdì 13 gennaio 2012

Quando la classe entra in ospedale grazie al Web 2.0

Due anni fa mio padre ha subito una lunga ospedalizzazione in terapia intensiva alla quale è seguita una riabilitazione in un ospedale di Udine. Qui ho incontrato spesso in corridoio una ragazzina, molto sveglia, con una grave patologia degenerativa e spesso mi sono chiesta che vita sociale avesse e come potesse esserle garantita la scolarizzazione.
Il caso ha voluto che, navigando nel web, mi sia imbattuta proprio nella risposta a questo mio interrogativo ed ho deciso di condividerla con voi perché ritengo sia molto importante comprendere le potenzialità di questi strumenti oltre che cercare di conoscerne i rischi e pericoli.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza i potenti mezzi del web 2.0 e tanti bambini e ragazzi sarebbero privati della possibilità non tanto di accedere alla didattica (infatti la scuola in ospedale in Italia nasce intorno agli anni ’50) ma di conoscere ciò che significa stare in classe: condividere, socializzare, negoziare, narrarsi, ascoltare....
Pongo solamente un unico interrogativo: i docenti sono sufficientemente formati all'uso di queste tecnologie per lo specifico scopo?

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